Tuesday, April 10, 2012

C'ERA UNA RAGAZZA

C’era una ragazza, qui, in Italia, che aveva consacrato la sua giovane età all’impegno. Era una ragazza molto forte, in un’epoca in cui essere forti e credere in un’ìdea era pericoloso. Erano tempi in cui essere allineati non era un‘opzione. Significava sopravvivenza. Soprattutto per una ragazza. Si, in quei tempi le ragazze, le brave ragazze, dovevano stare zitte. Al massimo potevano condividere sottovoce opinioni sulla moda. In attesa di sposare qualcuno che pensasse al posto loro. Miriam non era così. Miriam non era una brava ragazza. Pensava da sola. Si innamorava e se poi non era più innamorata si chiudeva la porta dietro le spalle e andava altrove. Non solo. Miriam si interessava di politica, parlava di femminismo e di lotta e quando lo faceva non sapeva usare mezzi termini. Anche questo non si addiceva alle brave ragazze. A un certo punto Miriam incontra l’amore della sua vita, il partigiano “Nullo” Giancarlo Pajetta, ed è stato un amore grande e intenso. Ma non come quello delle brave ragazze. Miriam infatti era sposata, era madre e a quei tempi non esisteva il divorzio. Ma a lei delle convenzioni non è che importasse granché. Anche perché il suo unico vero e grande amore era la nuda verità. Tanto che nel corso della sua vita lei ha sempre detto che “tra un week end di passione con il mio Pajetta e un’inchiesta io preferirò sempre, deciderò sempre per la seconda”. Miriam infatti sapeva scrivere. E scrivendo non guardava proprio in faccia nessuno. Miriam non aveva paura. La superava con l’ostinazione, con la rabbia e con il coraggio di chi crede profondamente nella libertà. La propria, quella delle altre donne e quella di tutti. Miriam, insieme ad altre cattive ragazze che si chiamavano Camilla, Oriana, Rossana, Luciana e Adele, era una disobbediente di professione. Era una ragazza incapace di piegarsi. Lei voleva dire la sua e la sapeva dire meglio di qualsiasi altra. Era una di quelle che non si fidava, perché, lo diceva spesso, “non si può mai abbassare la guardia”. Per questo Miriam era scomoda a tutto tondo. Lei in certi ambienti non sapeva fare buon viso a cattivo gioco. Nelle stanze del potere ad esempio. La ragazza Miriam entrò in parlamento nel 1994 e ne uscì un anno dopo affermando lapidaria che “una cosa è dare le noccioline alle scimmie e una cosa trovarti dentro la gabbia delle scimmie”. La ragazza Miriam non ha mai avuto una vita facile, perché era una di quelle donne che non sapeva stare zitta. Severa, radicale e integra senza riserve era una donna poco incline ai compromessi. Credeva nella partecipazione e nell’ostinazione nel credere che l’Italia un giorno sarebbe stato un paese migliore. Un paese libero e un paese civile. L’ultima volta che ho sentito le sue parole, dure come la pietra e feroci come proiettili diceva: “Berlusconi non capisce, o fa finta di non capire, che il problema non è essere gay o eterosessuale, scelta assolutamente rispettabile e privata. Esistono in Europa, diceva, leader politici dichiaratamente gay ma nessuno di questi ha mai trasformato una sede pubblica in un luogo di grotteschi festini”. Mi fermo qui. Perché oggi la ragazza Miriam è andata via. Da adesso in poi, di parole su di lei, più o meno utili e più o meno circostanziate da quelle convenzioni che Miriam odiava con tutte le sue forze, esonderanno ovunque. Fedeli al detto che “il morto è comunque santo” a cui aggiungo “soprattutto quando è morto”. Io oggi mi limito a stare per un po’ con il ricordo di questa esile ragazza che non ho mai conosciuto e che mi manca, mi mancherà e mancherà all’Italia. E concludo queste brevi riflessioni unendomi alla commozione di chi, come la mia amica Ariel, ha avuto la fortuna di avere la ragazza Miriam vicino a se per tutta la vita. E che oggi le dice “buon viaggio zia”. Non una parola di più.

2 Comments:

Blogger johnbruno said...

<3

7:12 AM  
Blogger wabes said...

http://wabesmemo.blogspot.it/2012/04/458.html

6:32 AM  

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